18 maggio 2014

Quando il cielo è color fumo di Metal...

Vivendo in Sardegna la Primavera arriva senza tanti fronzoli: le giornate si allungano, il caldo aumenta e la luce domina sovrana. Di conseguenza dimentichiamo in fretta le pene dell'Inverno. Poi capitano le giornate come oggi che fungono da promemoria. Appena sveglia ho guardato fuori dalla finestra e nella mia testa è partita subito una canzone qualsiasi dei Paradise Lost, alfieri della mestizia metallica. Ho capito subito che oggi non mi sarei data i buongiorno con Rihannon dei Fleetwood Mac, ma con una bella playlist tristissima.
Cerchiamo di mettere ordine, il gruppo più triste della storia sono i Joy Division (che inserirò in lista anche per fare un piccolo omaggio a Ian Curtis, essendo oggi il 34° anniversario della sua morte), e dietro di loro con parecchio distacco i Madrugada o il primo Sopor Aeternus. Ma qua parliamo di metal, per cui andiamo a cercare tra la neve e l'architettura gotica le nostre perle meste.
Non è un caso che abbia nominato i Paradise Lost, loro sono i primi che ho scelto, sia per una passione personale che per un reale gusto del triste. Anche quando hanno preso la piega un po' Electro-Pop continuavano a risultare neri e mesti come i capelli di Greg Mackintosh. A me quel periodo della loro muisca non ha fatto impazzire, li preferivo ai tempi di Gothic, ma anche ora non sono male, gli ultimi due album (Faith Divides Us- Death Unites Us e Tragic Idol) sono dei degni esempi del Doom Gothic inglese, che hanno praticamente inventato loro. La canzone è Faith Divides Us- Death Unites Us, title-track dell'album del 2009.

Proseguiamo con i Katatonia di cui ho scelto un intero album, imprescindibile, ovvero Discouraged Ones del 1998. Una pietra miliare di un modo di fare musica che in quegli anni stava mutando continuamente, e questo album ne è l'esempio. Esce dagli schemi, è ossessivo e ben curato, la band si lascia alle spalle l'impronta death e da vita ad un capolavoro. Lo è veramente, se non lo conoscete ascoltatelo dall''inizio alla fine perché difficilmente si possono ritrovare queste atmosfere in altre release.

Altro gruppo che adoro ascoltare quando fuori fischia il vento e il cielo è plumbeo, sono i Moonspell. Il mio è un amore di vecchia data per il combo portoghese, risale all'uscita di Wolfheart, nel 1995. La cosa più bella di quell'album erano le atmosfere, cupe e da film horror, anche questo è un album che esce dagli schemi del Black precedentemente suonato dai lusitani, ma non ne sono ancora totalmente liberi  (cosa che avviene con l'uscita di Irreligious qualche anno più tardi)  e questo dona una marcia in più che unita alla voce di Fernando Ribeiro delinea il principio di un marchio di fabbrica inconfondibile. La canzone che ho scelto é Wolfshade (a Werewolf Masquerade).

Ultimi sono i già citati e annunciati Joy Division. Un'eccezione necessaria, innanzitutto perché penso abbiano influenzato molto tutto la scena musicale degli anni '80 e poi perché se di tristezza si parla non si può non tenere in considerazione i testi e le musiche di quei due capolavori che sono Unknown Pleasures e Closer. Poche parole per loro: suoni ipnotici, linee di basso suadenti e la voce cupa di Ian Curtis. Un mix perfetto per due album e qualche altra manciata di canzoni altrettanto perfetti. Ho scelto la mia prediletta Decades. 

Ultimo video-lampo, solo perché se lo meritano, cazzo! Tutti parlano sempre dei Joy Division e nessuno si caga mai i Sisters of Mercy dal momento che io li adoro, ve li propongo. Walk Away!

Nessun commento:

Posta un commento