22 giugno 2015

RED FANG. Birra e orsacchiotti.



I RED FANG sono uno di quei gruppi che vale la pena ascoltare e possibilmente amare, hanno parecchie frecce al proprio arco: riffoni, doppia voce ben calibrata, un buon songwriting e una presenza giusta. Può sembrare poco, ma vi posso assicurare che in un genere come lo stoner rock è facile cadere nel "già sentito" o comunque nel monotono. Stiamo parlando di uno di quei gruppi che rendono meglio dal vivo che su album, pur non avendo inventato niente sono in grado di dare vita a un live incredibilmente energico e sfonda timpani.
Questo intro solo per giustificare il fatto di averli visti dal vivo due volte nel giro di tre giorni. Si, mi hanno conquistata così tanto che sono andata ad entrambi i concerti che hanno tenuto nelle vicinanze del mio paesello.
Questi giorni l'ho ripetuto a menadito a chiunque mi abbia chiesto info sui loro concerti: sono da vedere al 100%. Precisi, energici, si divertono e fanno divertire, la scaletta è equilibrata e ben strutturata, loro sono molto simpatici e alla mano, ma soprattutto quando stai davanti al palco ti spettinano. Insomma, tutti motivi più che validi per andare a vederli, ma la cosa principale è la musica. Questi ragazzoni di Portland hanno scritto un album fantastico, quel Murder the Mountains che ho seriamente faticato a togliere dallo stereo (e come me molte altre persone), e altri due comunque buoni, l'omonimo e Walhes and Leeches. La musica, dicevo, è un concentrato di adrenalina: definiamola stoner rock, anche se non amo le definizioni strette, è immediata ma ha anche dei momenti lenti e riflessivi (non dimentichiamo il riff capolavoro di Throw Up). Le scalette proposte erano pressoché identiche in entrambi i live, ma con accenti diversi su alcuni brani, uno su tutti Into the Eye che è il mio personale feticcio.

Azzardo un raffronto, i Red Fang sono gli Orange Goblin americani. Non tanto per il genere musicale, quanto per il fatto che piacciano davvero a tutti, esattamente come successe per i cuginetti inglesi a metà anni '90. Erano un gruppo fenomenale e per questo piacevano ai metallari, ai doomsters, ai rockers vintage, e a chiunque gravitasse attorno a questo genere. Con i Red Fang sta succedendo più o meno lo stesso, anche se con coordinate diverse, vedasi la fama che hanno raggiunto tramite i bellissimi video girati da Whitey McConnaughy con veri e propri inni alla birra. In più non mancano i cavalli di battaglia come Prehistoric Dog, che tornando al punto ha una forza propulsiva che può ricordare Scorpionica degli Orange Goblin.
Il paragone è un po' esagerato ma mi frullava in testa da un po', per cui lasciamolo da parte.
La cosa che mi ha colpita di più è stato il loro essere a proprio agio in qualsiasi situazione, nel club con temperature sahariane come in spiaggia con una leggera brezza quasi estiva. Qualche giorno in Sardegna se lo sono goduto i ragazzi, che a vederli seduti nei chioschi o nel backstage del locale pareva di vedere dei teneri orsacchiotti dell'Oregon in panciolle. Di sicuro qua non ci si può rimproverare di fare una vita frenetica, e i musicisti che vi passano non hanno difficoltà nell'adattarsi.
Così tra un bagno e l'altro, tra un riff e l'altro e tra una birra e l'altra, abbiamo potuto godere di un'esperienza unica.
Un'ultima cosa: andate a vederli!

Una piccola chicca:

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